9 Marzo 2016

Borghi Alpini. Perché il ritorno alla montagna è possibile.

E’ possibile scaricare gratuitamente dal sito Uncem Piemonte il libro “Borghi Alpini. Perché il ritorno alla Montagna è possibile” – presentato a Torino lunedì 14 dicembre 2015, all’interno del convegno “Borgate montane. Il nuovo Piemonte, la nuova Montagna“.
Il volume è diviso in quattro parti, oltre all’inquadramento generale.

  1. La prima, il “Viaggio in otto borghi” è un percorso da compiere grazie alle schede realizzate dall’Istituto di Architettura montana del Politecnico di Torino. Si tratta di otto borgate di Comuni piemontesi sulle quali vi sono già embrionali studi di fattibilità sul recupero e sui possibili reinsediamenti, grazie a investimenti pubblici o privati.
  2. La seconda parte, “Storie di abbandono, recupero, ritorno” raccoglie una serie di schede su diversi borghi di Comuni alpini e appenninici del Piemonte. Con stili e linguaggi diversi è evidente l’impegno di Comuni e singoli cittadini nell’avviare operazioni virtuose di recupero. Il filo rosso che unisce i borghi della seconda parte – volutamente non divisi per provincia – è l’impegno di persone o intere comunità per il loro rilancio. Questo è un fattore di successo da considerare sfogliando l’intero volume.
  3. La terza parte, “Progetti e interventi” racchiude storie di impegno di Comuni e associazioni che sul loro territorio stanno sviluppando particolari progetti di rivitalizzazione. Non tanto legati al recupero architettonico, quanto alla dimensione sociale, occupazionale, economica delle Terre Alte.
  4. L’ultima parte è interamente dedicata alla misura 322 del Psr 2007-2013 che ha permesso il recupero di 34 borghi con quarantasei milioni di euro investiti. Cifre importanti. L’analisi non è quella tradizionale che viene fatta a conclusione delle misure dai funzionari regionali e dall’Autorità di gestione del Piano. Le schede non sono certamente esaustive nel raccontare progettualità e investimenti, ma sono un invito a scoprire direttamente quanto è stato realizzato nei “villaggi”. Altresì, dimostrano quanto debba essere forte l’impegno congiunto pubblico-privato nel proseguire il lavoro.

Ci auguriamo che a questo volume ne possano seguire altri, con altre storie di borghi recuperati o da recuperare. Con storie di chi ha scelto di viverli.


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